Allattamento al seno: guida completa

Indice

Introduzione

Allattamento al seno: davanti a questa espressione, si apre un vero e proprio mondo. Si sente parlare spesso di questa meravigliosa sinergia tra mamma e bambino. I suoi benefici vengono chiamati in causa di frequente, ed è il caso di dire “Per fortuna” in quanto, come avremo modo di vedere nelle prossime righe di questo articolo, sono a dir poco numerosi.

Ho creato la guida con lo scopo di approfondire in maniera dettagliata tutto quello che riguarda l’allattamento al seno. Proprietà del latte materno, benefici per mamma e bambino, posizioni migliori per l’attacco: questi sono solo alcuni dei temi che tratterò nelle prossime righe. 

Dal momento che, in considerazione dell’importanza dell’argomento, il contenuto sarà a dir poco corposo, ho creato anche un indice. Se ti interessa un determinato argomento, tutto quello che devi fare è cliccare sul titolo del paragrafo ad esso dedicato.

Adesso ti auguro una buona lettura e ti invito, nel caso in cui dovessi avere dei dubbi, a venire a trovarmi su Instagram. Su questo spazio social, ricco di contenuti sull’osteopatia pediatrica e neonatale, sarò felice di risponderti sia nei commenti, sia in direct. 

Gli straordinari benefici dell'allattamento al seno

Nel momento in cui la gravidanza inizia, comincia anche, già nel corso del primo mese, la produzione, da parte del corpo, del più straordinario degli alimenti: il latte materno.

Quando lo si chiama in causa, si inquadra un concentrato di benefici unico al mondo. Il latte materno, infatti, è caratterizzato dalla presenza di nutrienti come le proteine, i minerali, le vitamine, i lipidi, tutti presenti nel giusto equilibrio. Nel momento in cui si descrivono le sue potenzialità, è fondamentale citare anche la presenza di fattori di crescita e di cellule in grado di proteggere il nostro organismo dalle infezioni.

Diversi studi effettuati negli ultimi anni hanno altresì analizzato gli effetti dell’allattamento prolungato sulla prevenzione dell’obesità nel corso della vita adulta. Nello specifico, quello che è considerato uno degli aspetti più affascinanti del rapporto tra mamma e bambino sarebbe in grado, se portato avanti per lungo tempo, di proteggere il futuro adulto da una delle patologie più pericolose in assoluto, una vera e propria epidemia dell’era moderna, grazie a una maggior termogenesi del tessuto adiposo bruno e a un dispendio energetico più intenso. Proseguendo con l’elenco dei benefici del latte materno, doveroso è citare la presenza di cellule staminali, per non parlare degli anticorpi.

Chiarita questa doverosa premessa, possiamo entrare nel vivo di un argomento di grande rilevanza, ossia il meccanismo di produzione di latte materno da parte del  corpo umano.

mamma intenta nell'allattamento al seno del suo piccolo

Come funziona il meccanismo della lattazione

Come funziona il meccanismo della lattazione? Questa domanda, alla quale risponde in maniera esauriente ed efficace la Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica indipendente, nel videocorso “Al Profumo di Latte”, permette di aprire un vero e proprio mondo.

Raccontarlo vuol dire rammentare innanzitutto che, già a partire dalla quarta settimana di gestazione, la mammella inizia a modificarsi. All’inizio della gravidanza, prende infatti il via la formazione di una complessa rete di dotti e di lattociti, ossia le cellule che hanno il compito di favorire la produzione di latte materno.

Attorno alla quindicesima settimana di gestazione, i lattociti iniziano concretamente la propria attività. Un’altra tappa importante del loro percorso è lo step delle ventidue settimane di gravidanza. Più o meno in questo periodo, infatti, comincia la produzione vera e propria di latte. Tutto questo ha ovviamente degli effetti per quanto riguarda le dimensioni del seno. In alcuni casi, infatti, la mammella è interessata da un aumento del 46% circa rispetto all’inizio della gravidanza.

Quanto appena ricordato è una spiegazione chiara del motivo per cui tantissime donne si accorgono di essere gravide a causa dei cambiamenti che coinvolgono il seno.

Fisiologia della lattogenesi

Gli step fisiologici della lattogenesi sono diversi. Una tappa indubbiamente importante è quella che, in linea di massima, si colloca circa 12 settimane prima del parto. In questo periodo della gravidanza, infatti, prende il via la produzione di colostro da parte del seno della futura mamma. Lo straordinario liquido appena citato, ricco di nutrienti necessari nei primi giorni di vita del piccolo, riempie infatti gli alveoli mammari. Dal momento che il corpo della mamma secerne ancora grandi quantità di progesterone, non si parla ancora di montata lattea.

Un’altra tappa di grande importanza quando si parla del meccanismo della lattogenesi è quella successiva all’espulsione della placenta, scientificamente detta secondamento. A seguito di questo evento, ha luogo una riduzione dei livelli di progesterone. Nel contempo, rimangono stabili quelli della prolattina, ormone fondamentale per la lattazione. La sua secrezione ha luogo a partire dall’ipofisi. Da non dimenticare a tal proposito è anche il ruolo della tiroide, delle ghiandole surrenali, per non parlare delle ovaie.

In una condizione che vede il seno della neo mamma fortemente irrorato dal punto di vista ematico, in circa 2/3 giorni fa la sua comparsa la montata lattea (qui puoi vedere un video in cui parlo di questo momento assieme alla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica indipendente). In maniera estremamente rapida, si passa dalla produzione di colostro a quella di latte maturo. Una caratteristica di grande rilevanza quando si parla dello step della lattogenesi appena descritto riguarda il fatto che il latte cambia man mano colore. Dal giallo tipico del colostro, si arriva al bianco opalescente che, come ben si sa, caratterizza il latte materno.

Stiamo parlando di una fase della lattogenesi durante la quale è più che mai fondamentale attaccare il cucciolo al seno il maggior numero possibile di volte. Come mai? Perché, come dimostrato più volte dalla scienza, la frequente stimolazione del capezzolo nel corso della prima settimana di montata lattea è fondamentale ai fini dell’aumento dei recettori della prolattina. Il loro numero, infatti, ha una connessione diretta con la quantità di latte prodotta dalla neo mamma nel corso dello step della lattogenesi scientificamente noto come galattopoiesi.

Con questo termine tecnico, si inquadra il momento in cui si inizia ad avere a che fare con una stabilizzazione della produzione di latte maturo da parte della donna. Un aspetto rilevante da considerare riguarda il fatto che, nel corso della suddetta fase, la produzione di latte dipende dal sistema di segnalazione cellulare autocrino.

Cosa implica tutto ciò? Il fatto che da un meccanismo di produzione dipendente dagli ormoni, si passa a una situazione in cui, invece, a essere decisivo è il ruolo del processo di svuotamento del seno. In poche parole: più il piccolo chiede latte e più la mamma lo attacca, più consistente risulta la produzione da parte della mammella.

Entrando nel vivo delle peculiarità di questo meraviglioso processo ricordo che, grazie alla suzione del piccolo, il cervello della mamma riceve messaggi specifici che comportano un aumento della secrezione di ossitocina, il cosiddetto ormone del buonumore.

L’aumento dei suoi livelli comporta una contrazione delle cellule muscolari che si trovano in corrispondenza degli alveoli mammari e, di riflesso, il concretizzarsi del movimento del latte lungo i dotti galattofori. Questo è il motivo per cui, una volta finita la poppata, la mamma sperimenta una sensazione di svuotamento e di minor pesantezza del seno.

Perché è importante per una mamma conoscere i processi di lattogenesi

Informarsi sui dettagli del processo di lattogenesi è basilare per diversi motivi. Il primo è la curiosità, una delle doti che rendono unico l’essere umano e le sue interazioni con il mondo, relativa a uno dei processi fisiologici più affascinanti in assoluto.

La seconda, avente finalità più pratiche, riguarda la necessità di sfatare alcuni luoghi comuni che girano attorno all’allattamento. Il primo riguarda la convinzione, come appena accennato erronea, che parla di uno svuotamento dei seni materni tra una poppata e l’altra. Le mammelle della neo mamma hanno sempre latte.

Un altro falso mito che è importante buttare giù informandosi bene sui meccanismi della lattogenesi riguarda il pensiero secondo il quale sarebbe opportuno aspettare di sentire i seni pieni prima di procedere con la poppata. Il quadro appena descritto è proprio da evitare: più la mammella si riempie, infatti, più i processi di lattogenesi vanno incontro a rallentamento.

Tutte le mamme hanno latte?

In questo articolo, sviscererò un altro falso mito sull’allattamento al seno. Quando si chiama in causa questa stupenda parentesi del rapporto tra la mamma e il suo bambino, capita spesso di sentire frasi come “Ok, è bellissimo, ma ricordiamoci che non tutte le donne hanno latte”. Non è affatto vero! Dati scientifici alla mano, la maggior parte delle mamme ha latte a sufficienza per nutrire il proprio bimbo.

Nei Paesi nordici, oltre il 96% delle donne che hanno appena partorito allattano al seno i propri piccoli. La forte differenza rispetto alle situazioni di altri contesti geografici è legata innanzitutto al sostegno ostetrico nei giorni successivi al parto.

Attenzione: per amor di precisione è bene ricordare che sì, esistono delle condizioni fisiche in grado di impedire o ostacolare notevolmente l’allattamento al seno. Tra queste è possibile includere, per esempio, l’ipoplasia mammaria. Di cosa si tratta? Di una condizione patologica che vede la neo mamma con un deficit di quel tessuto mammario imprescindibile per la concretizzazione della lattogenesi. Ricordo altresì che, davanti a quadri clinici che comportano l’assunzione di farmaci particolari, può essere sconsigliato l’allattamento al seno alla mamma che ha da poco messo al mondo il suo piccolo.

Fuori da queste (rare) evenienze, il seno della neo mamma è perfettamente in grado di essere parte fondamentale del processo di lattogenesi, questo a prescindere dalla sua forma e dalla taglia (sono purtroppo tante le donne che pensano di avere difficoltà ad allattare per via della misura di seno ridotta).

mamma che allatta al seno

Cosa aspettarsi nelle prime ore di vita del proprio piccolo

Dopo la doverosa digressione fisiologica delle righe precedenti, entro nel vivo di un tema più pratico e, per alcuni, certamente più affascinante. Di cosa sto parlando? Di quello che una neo mamma deve aspettarsi, ovviamente dal punto di vista dell’allattamento al seno, nel corso delle prime ore di vita del suo piccolo.

Per essere precisi, si dovrebbe usare il singolare e parlare di prima ora. Questi 60 minuti sono non preziosi, di più. Se il piccolo si attacca spontaneamente al seno in questo lasso di tempo, nella mamma si attiva quella che, a ragione, può essere definita come una reazione a catena grazie alla quale si innesca un meccanismo basilare per l’alimentazione e la protezione del cucciolo.

Come ricordato nei paragrafi precedenti di questo articolo, nel corso dei mesi della gravidanza, fin dalle primissime settimane di gestazione, il seno si prepara per produrre latte. La secrezione di progesterone, però, impedisce, di fatto, l’avvio della produzione di questo fenomenale alimento.

Una volta avvenuto il secondamento, ribadisco, si inizia ad avere a che fare con una graduale diminuzione dei livelli di progesterone, iter che può durare anche un paio di giorni (il tempo medio per l’arrivo della montata lattea).

Nel frattempo, nel corso di quel tempo magico che è la prima ora assieme alla sua mamma, attraverso il contatto pelle a pelle il piccolo è protagonista di un processo che comporta un aumento della secrezione di ossitocina da parte del corpo della donna che ha appena partorito.

Ciò implica, di conseguenza, il rilascio del colostro e, internamente, l’inizio della produzione del latte. La finestra della prima ora ha un ruolo più importante di quanto si possa pensare. Si tratta di un intervallo di tempo nel corso del quale i livelli di ossitocina sono particolarmente alti.

Essenziale è sottolineare che l’ormone chiamato in causa nelle righe precedenti non è cruciale solo al fine dell’avvio della fase della lattogenesi che porta alla montata lattea. Predispone infatti anche la qualità dell’interazione fisica durante l’allattamento al seno, portando, per esempio, la mamma a essere coinvolta da un aumento della soglia del dolore.

Chiaro è che, quando si innesca il quadro descritto in queste righe, si ha anche a che fare con la riduzione della secrezione di colesterolo.

Cosa aspettarsi nei primi 3/4 giorni dopo la nascita

Vediamo ora cosa, nella maggior parte dei casi, una mamma dovrebbe aspettarsi nel corso dei primi 3/4 giorni di vita del proprio cucciolo. Uno degli aspetti più rilevanti da considerare è indubbiamente l’aumento di dimensioni del seno, ulteriore rispetto all’incremento della gravidanza.

Oltre al seno, cambia anche il latte, che inizia il suo percorso di trasformazione verso il latte maturo. Per amor di precisione, ricordo che, nel lasso di tempo compreso fra i cinque e i quattordici giorni dopo la nascita, si parla di latte transizionale. La sua caratteristica principale è la ricchezza in anticorpi che proteggono il neonato sia dalle infezioni che può contrarre nell’immediato, sia dalle malattie future.

Entrando nel vivo delle sue peculiarità nutrizionali, faccio presente la presenza di lipidi, così come quella di lattosio e vitamine solubili. Prezioso per proteggere la salute del piccolo soprattutto se nato pretermine, il latte transizionale è fondamentale, a lungo termine, per lo sviluppo di un sistema digestivo sano.

Per quanto riguarda l’influenza del latte sull’intestino, è doveroso chiamare in causa la presenza, tra i componenti di questo importantissimo alimento, di oligosaccaridi con efficacia prebiotica. Ciò vuol dire che si può parlare di una loro efficacia nel nutrimento dei batteri buoni dell’intestino.

Un effetto straordinario di alcuni oligosaccaridi riguarda la loro capacità di contrastare l’adesione al tratto gastrointestinale di batteri pericolosi come quelli che causano l’insorgenza della polmonite.

La composizione del latte materno

Come accennato nelle righe precedenti, il latte materno è caratterizzato da un pool di nutrienti a dir poco straordinario. Tra questi, degne di nota sono le proteine. Entrando nel dettaglio delle loro peculiarità, rammentiamo che, tra le più importanti, troviamo le seguenti:

  •  Caseina;
  • Proteine del siero.

 Non appena il latte entra nello stomaco del piccolo, la caseina va incontro a un processo di solidificazione, dando vita a veri e propri grumi che portano il cucciolo a sentirsi sazio. Quando si parla delle sopra citate proteine, è importante rammentare che il loro equilibrio muta sulla base delle esigenze e dell’età del piccolo.

Facciamo un esempio concreto parlando del colostro, che contiene circa il 90% di proteine del siero e il restante 10 di caseina. Proprio in virtù di questo prezioso equilibrio, risulta estremamente digeribile per lo stomaco del cucciolo nato da pochissimo.

Man mano che l’intestino cresce, si adatta, con il tempo, anche all’assunzione di caseina. Non a caso, la percentuale di questa proteina arriva fino al 40 nel latte maturo. Nelle situazioni in cui la diade mamma – bambino vive l’esperienza dell’allattamento al seno fino al compimento del primo anno di vita, il rapporto tra caseina e proteine del siero arriva fino a 50:50.

La composizione del latte materno non finisce certo qui! Da ricordare, per esempio, è la presenza complessiva di più di 100 proteine, tra le quali è possibile comprendere anche quelle citate nelle righe precedenti. Il loro ruolo è a dir poco prezioso. Per rendersene conto basta rammentare che, tra i loro benefici, rientra la capacità di attivare il sistema immunitario e di favorire lo sviluppo dei neuroni del piccolo.

Nel latte materno si possono altresì trovare più di 200 tipi di oligosaccaridi. Come accennato nelle righe precedenti, questi probiotici sono fondamentali per il benessere del cucciolo. Oltre a favorire lo sviluppo di una sana flora intestinale, infatti, danno un boost fondamentale al sistema immunitario e riducono fortemente il rischio di infiammazioni cerebrali.

Proseguendo con l’elenco degli ingredienti del latte materno, un doveroso cenno deve essere dedicato alle cellule staminali, che favoriscono lo sviluppo degli organi del piccolo.

Cosa dire, invece, dei microRNA? Prima di tutto che sono circa 1400 e che favoriscono l’espressione genica, la prevenzione delle malattie e lo sviluppo del sistema immunitario, aiutando anche la mamma dal punto di vista del rimodellamento del tessuto mammario.

 Nel latte materno, infine, si possono trovare acidi grassi a catena lunga. La loro presenza è essenziale ai fini dello sviluppo del sistema nervoso, degli occhi e del cervello del piccolo.

mamma che usa il tiralatte

Consigli pratici per aumentare la produzione di latte

Anche se, come ho avuto modo di ricordare nei paragrafi precedenti, la quasi totalità delle neo mamme ha latte a sufficienza per nutrire al seno il proprio piccolo, può capire comunque, in alcuni frangenti, che la produzione di latte vada incontro a momenti di scarsità.

Per fortuna, esistono degli espedienti per aumentarla. Eccone alcuni che puoi provare da subito:

  • Aprirsi alle tecniche di rilassamento e chiudere la mente a qualsiasi stimolo esterno che parli di performance. L’allattamento non è una gara ma un momento unico e meraviglioso, benefico sia per il bambino, sia per la mamma.
  • Modificare la modalità di attacco al seno (delle posizioni più utili parleremo meglio nei prossimi paragrafi).
  • Stimolare la produzione con il tiralatte.
  • Attaccare il cucciolo più frequentemente. Idealmente, bisognerebbe evitare di far passare più di tre ore tra una poppata e l’altra.
  • Massaggiare il seno sia durante la poppata, sia nel corso dell’estrazione con il tiralatte.

Il ruolo dell'allattamento notturno

Un tema sul quale molte future e neomamme si interrogano è quello dell’allattamento durante le ore della notte. Spesso lo fanno mettendo in primo piano il timore di non riuscire ad avere un sonno di qualità.

Cosa è bene sapere sull’allattamento nelle ore notturne? Prima di tutto che, come dimostrato da numerosi studi scientifici, i neonati assumono circa il 20% del latte quotidiano proprio nelle ore notturne. Questo vuol dire che l’attaccamento al seno notturno non è una semplice, se così si può dire, consolazione emotiva. Si tratta di un fattore fondamentale ai fini di una completa nutrizione del piccolo.

Dal punto di vista nutrizionale, la composizione del latte materno cambia durante le ore notturne. Risulta infatti più ricco di nucleotidi che favoriscono l’induzione del sonno e, di conseguenza, un miglior sviluppo cerebrale del piccolo.

Numeri alla mano, la maggior parte dei bambini tra i sei e i dodici mesi si sveglia di notte. Si tratta di una cosa normalissima e importante anche dal punto di vista evoluzionistico. Attraverso il risveglio, infatti, la diade mamma – neonato può verificare la vicinanza fisica nel corso delle ore di oscurità.

Dal punto di vista dei risvegli notturni, non si riscontra alcuna differenza tra piccoli allattati al seno e bambini nutriti con il latte artificiale.

I benefici dell'allattamento al seno per la mamma

Dei benefici dell’allattamento al seno per il piccolo abbiamo abbondantemente parlato. Anche quelli legati alla salute della mamma hanno il loro perché. Tra questi, è possibile citare il minor rischio di avere a che fare con la depressione per via della secrezione di ossitocina.

Inoltre, allattare al seno permette di prevenire l’insorgenza di tumori a carico della mammella, dell’utero, delle ovaie. Si potrebbe andare ancora molto a parlare dei vantaggi dell’allattamento al seno per la mamma! Degna di nota, per esempio, è anche la prevenzione delle malattie cardiovascolari e del diabete di tipo 2.

Come non ricordare poi il consumo calorico? Allattando al seno, se ne consumano circa 500 al giorno, l’equivalente di un’ora di bicicletta. Non c’è che dire: attaccare il proprio bambino al seno è un’ottima soluzione per rimettersi in forma dopo la gravidanza.

Da non trascurare è altresì l’aumento, provato scientificamente, del QI. In poche parole, allattando al seno il cervello della mamma è interessato da cambiamenti che permettono di svolgere diversi compiti in maniera più efficiente. 

Ah, non dimentichiamo il risparmio economico, che al giorno d’oggi ha la sua indubbia importanza! Evitando di comprare il latte artificiale, rimangono nel portafoglio diverse centinaia di euro ogni anno. Non male, vero?

donna che allatta al seno

Le possibili difficoltà in allattamento

Nel corso dell’allattamento al seno, possono presentarsi alcune criticità. Ecco le principali e come intervenire per risolverle.

  •  Ragadi: le ragadi sono dei piccoli taglietti che possono fare la loro comparsa sulla pelle del capezzolo, uno dei tessuti più delicati del nostro corpo. Nella maggior parte dei casi, le ragadi insorgono per via di un attacco scorretto. Questo aspetto va corretto indubbiamente. Nel contempo, però, è necessario lavorare sulla guarigione dei tagli. La prima cosa da fare in questi casi è lasciare respirare il seno, lasciandolo all’aria. Ciò consente di asciugare e far cicatrizzare più velocemente le ferite. Quando si hanno le ragadi, è bene evitare le coppette assorbilatte, i paracapezzoli d’argento e i reggiseni stretti.
  • Ingorgo al seno: un’altra criticità che potrebbe insorgere in allattamento è l’ingorgo al seno, ossia un’area della mammella che non viene correttamente svuotata. Quando è presente, ci si trova davanti a una sorta di gnocco duro, come un acino pieno di latte. Nel momento in cui si ha il dubbio di un ingorgo, è bene provare ad attaccare il bambino in una posizione diversa. Fondamentale è sottolineare che, dove il bambino appoggia il mento, va a esercitare maggior pressione, svuotando, di conseguenza, in maniera più efficace. Se si riesce, mentre il piccolo è attaccato è il caso di procedere con un piccolo massaggio distensivo, così da facilitare il drenaggio della mammella. Nel caso dell’ingorgo, risulta particolarmente efficace l’approccio caldo-freddo. L’ordine ha un senso importantissimo: l’applicazione del freddo a fine poppata, infatti, ha un prezioso effetto lenitivo.
  • Candida al seno: i principali sintomi di questa infezione sono il prurito sul capezzolo e l’insorgenza, a seguito della poppata, di un dolore affine a quello provocato da una stilettata. In concomitanza, si può assistere anche a un’infezione da candida a livello vaginale o a sfoghi da pannolino sul sederino del piccolo. Da non dimenticare è anche il mughetto, che si manifesta con macchie biancastre all’interno della bocca e, per questo, non deve essere confuso con i residui di latte. Cosa fare? Come nel caso di qualsiasi altra infezione, si tratta agendo sia sulla mamma, sia sul bambino, così da continuare ad allattare in piena serenità.

 

Concludo questa parte della guida rammentando che, nei casi in cui ci sono problemi di attacco, si può intervenire anche con un supporto osteopatico qui puoi vedere il video di una seduta con valutazione della suzione – finalizzato a risolvere, tra i vari aspetti, le problematiche di occlusione causate da mal posizionamenti in utero.

 

Le posizioni per attaccare il bambino al seno

Quali sono le migliori posizioni che una mamma può prendere in considerazione per l’allattamento al seno del proprio cucciolo? Di seguito, i dettagli di alcune tra le più comode e conosciute.

  •  Posizione a rugby: spesso consigliata alle neo mamme che hanno partorito con il cesareo, prevede il fatto di sedersi in una situazione sufficientemente comoda, per esempio su una poltrona. In questo caso, entra in gioco un amico prezioso della gravidanza e dell’allattamento, ossia il cuscino a forma di U. Si solleva il piccolo un po’ come fanno i giocatori di rugby con il pallone, utilizzando il braccio dello stesso lato del seno da cui si ha intenzione di iniziare a poppare. Dopo aver spostato il piccolo sotto il braccio, si appoggia delicatamente la mano sulla sua testina e la si avvicina al capezzolo. La posizione a rugby per l’allattamento al seno prevede che i piedini e le gambine del bimbo siano posizionati all’altezza del fianco della mamma.
  • Biological nurturing: questa posizione per l’allattamento è famosa in quanto comoda sia per la mamma, sia per il suo cucciolo. La mamma si deve mettere semi sdraiata sul letto, possibilmente con la schiena supportata da dei cuscini. Il cucciolo va appoggiato sul petto, tenendolo a pancia in giù. Il nome di questa posizione per l’allattamento al seno deriva dal suo essere profondamente istintiva. Parliamo infatti della posizione che, per millenni e ben prima della medicalizzazione di gravidanza e parto, le donne hanno utilizzato per nutrire i loro piccoli appena venuti alla luce.
  • Posizione a culla: la più popolare in assoluto tra le posizioni da adottare durante l’allattamento al seno, quella a culla prevede che la mamma si sieda dove si sente più comoda, meglio se su una poltrona con braccioli. Si gira il bimbo sul fianco, in modo che la faccia sia rivolta verso il corpo della madre e, con l’aiuto delle mani e delle braccia posizionate come se fossero una culla, si sorreggono la testina e il corpicino. Il piccolo va avvicinato al seno avendo cura di posizionare il suo nasino davanti al capezzolo e la testa in corrispondenza dell’incavo del gomito.

 

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