Introduzione
Le donne che si apprestano a vivere quel periodo meraviglioso che è l’allattamento al seno, si pongono numerose domande. Tra queste, spiccano gli interrogativi relativi alle caratteristiche dei capezzoli. “Potrò allattare con i capezzoli piatti o rientranti?”: la mia collega Maria Chiara Alvisi, l’ostetrica con la quale ho girato il videocorso pre parto che puoi trovare nella sezione del sito “Videocorsi per genitori”, si sente porre ogni giorno questa domanda.
Se anche tu te la stai facendo, in questo articolo puoi trovare la risposta. Come sempre, per renderti più facile la fruizione del contenuto ho preparato anche un indice. Grazie ad esso, avrai la possibilità, cliccando sui titoli dei singoli paragrafi, di approfondire le tematiche che più ti interessano. Ti auguro una buona lettura e ti invito, in caso di dubbi o domande, a venirmi a trovare sul mio profilo Instagram, dove sono molto attivo con contenuti dedicati al mondo dell’osteopatia pediatrica. Risponderò a tutte le tue domande sia in direct, sia nei commenti.
Capezzoli piatti o rientranti: cosa sono?
Come ricordato dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi nel video che puoi vedere qui sopra, normalmente al centro dell’areola è presente il capezzolo, scientificamente definito come “corpo erettile”. Ciò vuol dire che è sporgente. In alcuni casi è piatto, in altri addirittura rientrante, ossia che guarda verso l’interno.
Sottolineo che il quadro appena descritto non rappresenta assolutamente un problema per la salute della donna che lo vive in prima persona. Cosa accade, però, nel momento in cui bisogna allattare? A questa domanda risponderemo meglio dopo. Ora, nel prossimo paragrafo, parleremo nello specifico di come capire se si hanno i capezzoli piatti.

Come capire se si hanno i capezzoli rientranti
Capire se si hanno i capezzoli piatti è molto semplice. Basta mettersi davanti allo specchio e vedere se, a riposo, il capezzolo sporge. Essendo un corpo erettile, se stimolato dovrebbe aumentare la sua sporgenza. In presenza di un capezzolo piatto o rientrante, anche a fronte di una stimolazione esterna il capezzolo non sporge.
Come far uscire un capezzolo introflesso o piatto
Prima di rispondere a questa domanda, ricordiamo che è possibile allattare anche con il capezzolo piatto. Non si tratta di una controindicazione assoluta. Chiaro è, però, che il bambino deve prendere in bocca il seno e stimolare il capezzolo. I primi passi di apprendimento dell’attacco potrebbero risultare faticosi (attenzione, non è automatico).
Il consiglio è quindi quello di preparare il seno prima di procedere con l’attacco vero e proprio. Come farlo? Rammento innanzitutto che la procedura che sto per descrivere va presa in considerazione solo se si nota che il bambino ha difficoltà ad attaccarsi, che scivola via, che perde la presa.
Un’altra cosa: una neo mamma non deve mai e poi mai avere paura di toccare il proprio seno in allattamento. Farlo, invece, rappresenta un lavoro quotidiano che può risultare molto utile nel momento in cui il bambino dovesse avere difficoltà ad attaccarsi.
Chiariti questi importantissimi aspetti sottolineo che, per far uscire un capezzolo introflesso o piatto, bisogna fare quella che, in gergo ostetrico, viene definita “la camminata sul seno”.
Come fa vedere Maria Chiara a partire da 3:25 nel video, bisogna premere a livello dell’areola con le dita perpendicolari ad essa. Bisogna usare nello specifico l’indice e il medio come se fossero due piccole gambe che camminano sul seno.
Dopo qualche “camminata”, si inizia a stimolare il capezzolo semplicemente arrotolandolo tra le dita. Questa stimolazione tattile meccanica potrebbe rivelarsi utile per favorire una leggera fuoriuscita del capezzolo. Fondamentale è sottolineare che alla neo mamma con il capezzolo piatto non deve interessare chissà quale risultato. Il resto del lavoro, infatti, lo fa il piccolo durante il processi di suzione.

Come si può allattare con il capezzolo piatto?
Arriviamo ora al cuore dell’articolo con la domanda che, almeno una volta, tutte le future mamme e neo mamme con il capezzolo piatto o introflesso si sono fatte: come si può allattare? Con il capezzolo piatto, è particolarmente utile focalizzarsi sulle posizioni che favoriscono l’attacco profondo. Il cucciolo, infatti, dovrebbe appoggiare il suo piccolo mento in profondità nel seno.
In questo modo, il capezzolo non viene neanche toccato e il cucciolo esercita la pressione sui dotti. Impratichendosi nella suzione, sarà lui stesso a creare il vuoto e a stimolare la fuoriuscita del capezzolo.
Tra le posizioni che favoriscono l’attacco profondo che si possono scoprire assieme alla propria ostetrica o alla persona che accompagna nel corso dell’allattamento troviamo quella del biological nurturing, che si può usare fin dai primi giorni di vita del proprio piccolo.
Cosa prevede? Il fatto che la mamma si metta semisdraiata, senza ovviamente dimenticare la comodità. Questo approccio, noto anche come “allattamento rilassato”, vede la neo mamma sostenere la schiena con dei cuscini e appoggiare il piccolo su di sé, posizionandolo a pancia in giù.
Quando si hanno i capezzoli piatti o introflessi, non è automaticamente detto che si debba utilizzare il paracapezzolo. Il suo impiego è infatti consigliato solo nei casi in cui, a fronte della concretizzazione di tutte le attenzioni che abbiamo elencato in queste righe, il piccolo fa comunque fatica a succhiare e scivola via invece che prendere il capezzolo.
Come Maria Chiara ha specificato in questo video dedicato in maniera specifica al tema del paracapezzolo, lo strumento appena menzionato andrebbe utilizzato in presenza di indicazioni specifiche e per un tempo limitato, agendo nel contempo, con fini risolutivi, sulla causa che rende difficoltosa la suzione.
Il rischio, muovendosi in maniera diversa, è che il piccolo faccia molta fatica nel succhiare – ricordiamo che si tratta comunque di uno strumento in plastica – prendendo meno latte di quello che prenderebbe se si attaccasse direttamente al seno. Ricordo altresì che, oltre alla posizione di attacco, va considerato anche come e quanto il bambino riesce ad aprire la bocca e, di conseguenza, ad attaccarsi bene al seno.
In questo frangente parliamo di aspetti meccanici legati alle articolazioni del bambino stesso, che possono essere un po’ contratte e rigide a causa di mal posizionamento in utero o di un parto difficoltoso.
Sul mio canale YouTube, è possibile trovare diversi video dedicati alla risoluzione, tramite l’osteopatia, dei problemi di suzione del neonato, così come testimonianze di mamme che sono riuscite a togliere il paracapezzoli.