Introduzione
Dal momento in cui una donna si trova davanti al test di gravidanza positivo, sono tantissime le domande che si fanno strada nella sua mente. Soprattutto se si tratta della prima gravidanza o se si ha alle spalle un parto cesareo programmato, è naturale chiedersi quali siano i segnali che permettono di riconoscere le contrazioni di inizio travaglio.
Nel caso in cui ti stessi ponendo questa domanda, in questo articolo potrai trovare una risposta. Per rendere agevole la sua fruizione, ho preparato un indice. Ti interessa un determinato tema? Non devi fare altro che cliccare sul titolo del paragrafo corrispondente e approfondire.
Se, una volta finito di leggere l’articolo, dovessi avere domande o dubbi, ti invito a venirmi a trovare su Instagram, spazio dove pubblico ogni giorno tantissimi contenuti inerenti l’osteopatia pediatrica e neonatale. Sarò felice di rispondere in direct o nei commenti!
Come riconoscere le contrazioni del parto
Riconoscere le contrazioni del parto: quali sono i segnali inequivocabili? Come specificato in questo video dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica indipendente, quando si guarda all’evento parto sarebbe meglio utilizzare il termine “onde”.
Detto questo, ricordiamo che l’utero è un organo muscolare – fa parte del novero degli organi muscolari cavi – e che è bene che lavori. Anche in gravidanza, non deve stare fermo e bloccato.
Nel corso del terzo trimestre di gravidanza, la futura mamma inizia a conoscere le prime attivazioni dell’utero. Si tratta delle cosiddette contrazioni preparatorie. “Dobbiamo averle per forza? Perché la mia amica non mi ha detto di averle avute!”: sono numerose le donne che, avvicinandosi ai fatidici ultimi tre mesi di gravidanza, hanno questo pensiero.
A tal proposito ci tengo a ricordare una cosa che Maria Chiara nei suoi video – qui puoi trovare il corso completo e multidisciplinare di preparazione al parto che la vede protagonista – ripete spesso: le contrazioni preparatorie dell’ultimo trimestre possono esserci, ma non è per forza detto che si verifichino.
Attenzione: nel momento in cui fanno la loro comparsa, si presentano come onde fugaci e non regolari, ossia prive di un ritmo prevedibile. Altri criteri per distinguerli riguardano il loro essere legate a momenti particolari della giornata o a degli sforzi compiuti dalla futura mamma, come per esempio i cambi di posizione.
Nel momento in cui le onde iniziano a prendere regolarità, si fanno più incalzanti e soprattutto non si fermano, potrebbero già essere quelle del travaglio. Come capire se è davvero iniziato? Continua a leggere nel prossimo paragrafo per scoprire la risposta.

Come capire se sta iniziando il travaglio
Qual è il criterio principe per capire se le onde che si stanno avvertendo sono davvero quelle del travaglio che sta iniziando? Il tempo. La futura mamma deve darsi tempo. Si tratta di un focus fondamentale per capire se si è nel tempo dei prodromi, durante il quale non bisogna ancora attivarsi e andare in ospedale. Non c’è nulla che possa o debba essere fatto dall’esterno per velocizzare il processo.
Nei casi in cui, invece, si è nel pieno delle onde del travaglio, le condizioni sono molto diverse. In questo paragrafo parlo direttamente ai futuri papà, facendo loro presente che, con l’inizio del travaglio, è facile notare le proprie compagne decisamente più concentrate su loro stesse e sul loro corpo e sempre meno sull’ambiente circostante e su quel che succede intorno.
Rispetto alle onde dei prodromi, quelle del travaglio vero e proprio comportano delle reazioni diverse. La futura mamma modifica il suo respiro e si mette in posizioni particolari. Anche la durata è importante: per tutte le onde, infatti, deve essere la stessa. A quanto deve corrispondere? Ad almeno un minuto.
Da non dimenticare è altresì la regolarità. Tra un’onda e l’altra, non devono passare più di 3/5 minuti. Nel momento in cui ci si accorge che tutti i criteri elencati nei paragrafi precedenti sono presenti, se si è scelto di partorire in ospedale bisogna attendere 2/3 ore prima di spostarsi verso la suddetta struttura sanitaria.
Come mai? Si tratta di un consiglio fondamentale per assicurarsi che il travaglio sia partito bene. Ricordo inoltre che, se si va in ospedale precocemente, il rischio è quello di andare a bloccare tutto il processo. Lo spostamento, se non strettamente necessario, porta gli elementi attivanti – il cambio di ambiente, la necessità di rispondere alle richieste del personale sanitario etc. – a influire, provocandone l’arresto, su quel meraviglioso processo naturale che è il tempo del travaglio. Bisogna quindi darsi il tempo sopra menzionato per accertarsi che il travaglio sia partito bene. Una volta trascorse quelle ore, ci si può spostare con tutta calma verso il luogo scelto per il parto.
Cosa fare nel frattempo? Non ci sono indicazioni scritte sulla pietra. Quello che conta è stare creare attorno a sé una condizione di benessere. Si può iniziare, per esempio, a sperimentare qualche posizione che può essere utile nel corso del travaglio attivo. Si può ricorrere al prezioso aiuto della fitball, ma anche mettersi in posizione carponi con le ginocchia più aperte rispetto alle anche e il peso distribuito sui palmi delle mani, a loro volta appoggiati a terra (meglio se su una superficie minimamente morbida, come per esempio un tappetino da yoga).
Mantenendo un angolo retto tra le gambe e il tronco, bisogna lasciar cadere il peso del capo e sentire quello della pancia che punta verso il pavimento, è utile provare a scaricare la schiena e la zona lombare, ascoltando come si distribuisce il peso del corpo.
Essenziale è eliminare tutti gli elementi attivanti. Smartphone in modalità aereo o spento – il tempo per le comunicazioni con i parenti con foto, chiamate o vocali arriverà più avanti – e tutti i sensi focalizzati verso l’ascolto del corpo e del piccolo che sta iniziando il suo viaggio verso la luce e il mondo.
