Introduzione
Sono diverse le situazioni in cui, durante l’allattamento al seno, possono insorgere delle problematiche. Tra queste, spicca senza dubbio l’ingorgo mammario. Di cosa si tratta? Come prevenirlo e curarlo? Nelle prossime righe di questo articolo, cercherò di rispondere a questo interrogativo. Per agevolare la lettura del contenuto, ho preparato un indice. Se ti interessa approfondire un determinato argomento, dovrai soltanto cliccare sul titolo del paragrafo corrispondente.
Nel caso in cui, dopo aver letto l’articolo, dovessero insorgere dei dubbi o delle domande, ti invito a venirmi a trovare su Instagram, dove pubblico ogni giorno tantissimi contenuti inerenti l’osteopatia pediatrica e neonatale. Scrivimi in direct e ti risponderò!
Cos'è l'ingorgo mammario
Partiamo dalle basi, cercando di capire di cosa si parla quando si chiama in causa l’ingorgo mammario. Come spiegato molto bene in questo video dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica, si tratta di un problema abbastanza frequente in allattamento. La buona notizia è che è anche uno dei meno gravi e più semplici da risolvere. Si manifesta quando un’area del seno – attenzione, quindi non tutto il seno e non entrambi i seni – non viene svuotata.
Per varie ragioni, un determinato dotto rimane pieno di latte. Alla luce di ciò, toccando il seno, abitudine che è importante adottare durante l’allattamento, si potrebbe avvertire la presenza di una formazione simile a un gnocco duro, a un nodulo che rimane duro al tatto e che non si svuota dopo le poppate. Inoltre, a toccarlo risulta dolente.
In superficie, è altresì possibile notare la presenza di un’area arrossata, localizzata proprio attorno alla sopra menzionata formazione. Davanti a questo quadro, che rappresenta verosimilmente la manifestazione di un ingorgo mammario, è fondamentale misurarsi appena possibile la temperatura, così da avere la certezza che non sia arrivata la febbre.

Cause
Sono svariate le cause che possono portare all’insorgenza di ingorghi mammari. I fattori in questione vanno dai dotti ostruiti fino al bambino che, nel corso dell’allattamento, si attacca sempre nella medesima posizione. Così facendo, stimola sempre le stesse aree del seno, lasciando le altre un pochino più piene.
Un’altra causa che può portare agli ingorghi mammari è il neonato che non si attacca correttamente. A contribuire alla situazione appena descritta possono aggiungersi diverse interferenze, tra le quali è possibile citare l’utilizzo del paracapezzoli. In questi frangenti, il bambino deve esercitare una pressione maggiore e, per questo, è facile che non svuoti completamente il seno.
Prevenzione
La risposta è affermativa: l’ingorgo mammario si può prevenire. Prima di tutto, è bene ricordare l’importanza di toccare il seno durante l’allattamento. Soprattutto nei primi tempi, è bene procedere dopo ogni poppata e controllare che la mammella dalla quale il piccolo si è appena nutrito sia sufficientemente morbida.
Essenziale è sottolineare che magari non sarà totalmente svuotata, ma che deve risultare priva di aree indurite o dolenti. A questo punto, è naturale chiedersi cosa fare nel caso in cui si dovesse riscontrare la loro presenza e, di fatto, una situazione che ha tutte le carte in regola per diventare un ingorgo. Niente paura! In questi frangenti, bisogna lavorare sulle poppate successive, correggendo la posizione di attacco del cucciolo.
A tal proposito, va sottolineato che, nelle zone dove appoggia il naso e il mento, esercita maggior pressione, drenando maggiormente quella specifica area del seno. In virtù di ciò, a seconda della zona della mammella che si intende svuotare, si modificherà la posizione di attacco del proprio bimbo.
Un’altra strategia per prevenire gli ingorghi mammari che può essere adottata quando ci si trova davanti ad aree del seno che si stanno indurendo prevede il fatto di scaldare le suddette zone con impacchi caldo umidi.
Si deve massaggiare ed esercitare l’autospremitura manuale – per scoprire come si fa, puoi dare un’occhiata a questo video tutorial curato sempre dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi o, per un approccio approfondito alla tecnica, scoprire il videocorso specifico sull’allattamento al seno – il tutto mentre il bambino succhia, in modo da rendere la procedura più efficace.
Come risolverlo
Prima di tutto, bisogna accorgersi che l’ingorgo c’è (una sorta di diagnosi precoce). Ricordo che non bisogna assolutamente lasciarsi prendere dal panico! Alcuni ingorghi, infatti, si risolvono spontaneamente nell’arco di 24/48 ore dalla loro insorgenza.
Quello che bisogna fare è attaccare frequentemente il piccolo, avendo cura di offrire entrambi i seni. Essenziale è non attaccarlo solo dal seno ingorgato, altrimenti il problema si trasferisce sull’altra mammella.
Basilare è correggere la posizione d’attacco, scaldando e massaggiando prima e durante la poppata. Una volta finita, può essere utile l’applicazione del freddo. L’alternanza tra caldo e freddo è preziosa per evitare di surriscaldare la mammella.
In alcuni frangenti può essere utile, ovviamente dopo aver consultato il proprio medico di fiducia, assumere degli antinfiammatori. Grazie ad essi, si interviene sulla situazione pro infiammatoria che provoca edema locale. Un altro consiglio prevede il fatto di muoversi per evitare che l’ingorgo peggiori. Come accennato nelle righe precedenti, è importante anche controllare la temperatura corporea. Nel caso in cui gli accorgimenti in questione non dovessero rivelarsi efficaci, la cosa migliore da fare è contattare l’ostetrica di fiducia o la consulente in allattamento.

Consigli osteopatici
Dopo la visita dall’ostetrica sopra citata, può essere utile contattare anche un osteopata pediatrico e neonatale. Questo professionista permette, nel caso in cui la suzione del neonato già non fosse perfetta, di correggere i fattori che, per esempio, portano la mamma a utilizzare il paracapezzolo.
In questo video, spiego nel dettaglio come viene effettuata una valutazione osteopatica avanzata, punto di partenza basilare per andare poi a lavorare su quelle criticità provocate da posizionamenti in utero o da parti difficili che, dopo la nascita, possono portare ad avere una suzione poco nutritiva.