Paure e falsi miti sull'autosvezzamento
Introduzione
Paure e falsi miti sull’autosvezzamento: tutti i neo genitori, o quasi, hanno a che fare con queste situazioni.
Per aiutarti a capire qualcosa di più in merito e a chiarire i tuoi dubbi, ho preparato il contenuto che stai iniziando a leggere.
Come puoi vedere, è presente un indice.
Grazie ad esso potrai, se vorrai, approfondire le varie sfaccettature del tema semplicemente cliccando sui titoli dei paragrafi.
Per maggiori informazioni, puoi anche venirmi a trovare su Instagram al profilo @drisilva.com_official.
Ora si entra nel vivo dell’azione: iniziamo a scoprire un argomento fondamentale per lo sviluppo del tuo bimbo.
Per un excursus completo, ti invito a scoprire il videocorso sull’autosvezzamento che ho personalmente curato e che puoi trovare alla fine del paragrafo.
Svezzamento: cos'è?
Prima di entrare nel vivo del tema paure e falsi miti sull’autosvezzamento, vediamo di cosa si parla quando lo si nomina e, ancora prima, cosa si intende per svezzamento.
Il termine appena menzionato, generico, indica il graduale passaggio da un’alimentazione composta esclusivamente da latte materno o da formula a una caratterizzata anche dall’assunzione, da parte del neonato, di altri alimenti, sia liquidi, sia solidi.
Con svezzamento non si intende l’eliminazione totale del latte, ma un processo graduale che vede il latte materno o formulato, che deve rimanere il principale alimento nella dieta del piccolo per almeno tutto il primo anno, affiancato da altri alimenti.
L’espressione corretta per definire il percorso, affascinante e fondamentale per la crescita del piccolo, è “alimentazione complementare” (dei requisiti per iniziarla ho parlato in questo articolo).
L’alimentazione complementare dovrebbe essere a richiesta: è il neonato a decidere cosa e quando mangiare. Il caregiver non deve ingozzarlo solo perché è necessario nutrirlo. Alimentazione complementare a richiesta è l’espressione migliore da utilizzare come sinonimo di autosvezzamento.

Cosa si intende per autosvezzamento?
Il termine “autosvezzamento”, che deriva dall’espressione inglese baby-led weaning, è stato introdotto in Italia dal pediatra ternano Lucio Piermarini.
L’espressione anglosassone, che può essere letteralmente tradotta come “svezzamento guidato dal bambino”, permette di comprendere l’importanza di dargli fiducia.
L’adulto deve svolgere un ruolo marginale e fidarsi delle competenze del piccolo, nonché della sua innata capacità di autoregolazione.
Il caregiver deve limitarsi a osservare il bambino, aspettando che sia pronto all’introduzione di cibi solidi.
Sarà lui a fare da guida per quanto riguarda la loro inclusione nella routine alimentare.
Il ruolo dell’adulto consiste nel supervisionare e nel proporre schemi alimentari all’insegna della varietà e della salubrità, nonché consistenze giuste e cibi tagliati in sicurezza.
Nonostante, negli ultimi anni, si parli sempre di più di autosvezzamento, non sempre ai genitori viene spiegato in maniera corretta come avviarlo e perché sceglierlo.
Questo porta tantissime persone a temerlo e a lasciarsi ingannare da falsi miti.
Per fortuna, è possibile sfatarli con le giuste informazioni (nel videocorso, ho inserito un capitolo ad hoc).
Iniziamo, nel frattempo, a scoprire, a grandi linee, quali sono nei prossimi paragrafi di questo articolo.
Soffocamento: come prevenirlo
Una delle principali paure legate all’autosvezzamento riguarda il maggior rischio di soffocamento, dovuto, a detta di chi crede a questo falso mito, all’introduzione dei cibi solidi.
In merito a questo argomento, è bene ricordare che il genitore ha dalla sua parte due strategie: la prevenzione primaria e la prevenzione secondaria.
- Prevenzione primaria: in questo caso, si apre il capitolo delle consistenze adeguate e dei tagli sicuri. I cibi offerti al piccolo devono essere facilmente masticabili – l’adulto può fare una prova mettendoli tra il palato e la lingue e assicurandosi che si spappolino, oppure schiacciarli con le dita – e tagliati in sicurezza. Per quanto riguarda i tagli, approfonditi con dovizia di dettagli nel videocorso della Dottoressa Dell’Oro, ricordo che la forma ideale deve essere allungata e sottile, affine a quella del dito medio della mano di un adulto. Scegliendo questa forma e consistenze simili a quella di una zucchina lessa o di una banana schiacciata, è possibile evitare agevolmente il soffocamento e consentire al bambino di iniziare a masticare e a deglutire nella maniera giusta (con vantaggi riguardanti anche lo sviluppo del linguaggio).
- Prevenzione secondaria: in questo caso si inquadra l’importanza, per tutti i caregiver del neonato, di seguire un corso sulle manovre di disostruzione pediatrica (qui trovi il videocorso dedicato curato dalla Dottoressa Pilar Nannini, pediatra). Ricordo innanzitutto che, nella maggior parte dei casi, le problematiche inerenti l’ostruzione pediatrica si verificano più frequentemente nella fascia d’età 2 – 4 anni, un periodo in cui il percorso di alimentazione complementare a richiesta è già terminato. In ogni caso, per prevenire il soffocamento l’adulto deve sempre supervisionare. Il bambino non va fatto mangiare da solo e non va imboccato senza consenso. Il pasto va distinto dai momenti ludici – non si gioca quando si mangia – e vissuto lontano dagli schermi di device come smartphone e tablet. Fondamentale, inoltre, è non nutrire mai il bambino sull’auto in movimento.
Sempre relativamente alla paura del soffocamento in autosvezzamento, ci tengo a precisare la differenza con il GAG Reflex, il riflesso faringeo. Di cosa si tratta?
Di un riflesso innato che si innesca quando un cibo di consistenza solida o semi solida finisce troppo rapidamente sul fondo della bocca.
In questi casi, la faringe si chiude e insorge quel conato di vomito che spaventa spesso i neo genitori.
Il GAG Reflex ha un fine protettivo: permette infatti di evitare che un pezzo di cibo di dimensioni troppo grosse prenda un percorso non fisiologico.
L’alimento viene “riportato avanti” in modo da consentire al piccolo di masticarlo adeguatamente.
Il conato in questione difficilmente è seguito da un effettivo episodio di vomito.
Anche se i neo genitori si preoccupano, non c’è ragione di farlo. Dopo 3 – 5 secondi, infatti, la situazione si normalizza.
Il GAG Reflex, frequente quando il piccolo si approccia per la prima volta a cibi solidi e disomogenei, non deve allarmare per due motivi:
- Se le consistenze sono giuste e i tagli sicuri, il cucciolo non soffoca;
- il piccolo è una “spugna”, viene profondamente influenzato dalle emozioni dei genitori. Se li vede impauriti, vivrà in maniera molto più ostica un percorso che, come già accennato, è importantissimo per la sua crescita.
Due cose fondamentali: lo svezzamento tradizionale non evita il GAG Reflex, ma lo posticipa.
Il suddetto riflesso, molto marcato fra i 6 e i 7 mesi, tende a scomparire con il tempo man mano che il piccolo acquisisce esperienza nella gestione di diverse tipologie di cibo.
L'autoregolazione del neonato
Quando si parla di paure e falsi miti sull’autosvezzamento, è necessario citare la convinzione, erronea, secondo la quale, con l’alimentazione complementare a richiesta, il piccolo non riesca a regolarsi con le quantità.
Premettendo il fatto che il latte materno o formulato rimane l’alimento primario, al quale si può fare riferimento senza problemi in caso di difficoltà nell’assunzione di cibi solidi nel corso del primo anno di vita, rammento che, con lo svezzamento classico, si parte effettivamente con porzioni più grandi.
Come mai? Perché, nella maggior parte dei casi, la pappa sostituisce un’intera poppata.
Con l’autosvezzamento, invece, gli assaggi di cibo solido fungono da integrazione al latte materno o alla formula.
Se si propongono pasti bilanciati, e se i genitori, il cui esempio è fondamentale, seguono una dieta sana, non bisogna preoccuparsi delle quantità.
I piccoli, infatti, hanno un’autoregolazione molto più accentuata rispetto agli adulti che, a causa di uno stile di vita all’insegna dello stress, perdono spesso la capacità di ascoltare i segnali di fame e sazietà che il corpo invia.
Nei casi in cui il neonato viene nutrito, imboccandolo, con le pappe, per lui è molto più difficile entrare in contatto con i segnali di fame e sazietà.
I genitori devono quindi muoversi mettendo in primo piano la fiducia e non dimenticando che il loro cucciolo è perfettamente in grado di autoregolarsi.

Autosvezzamento e pasti completi
Un’altra parentesi da aprire in merito alle paure e ai luoghi comuni sull’autosvezzamento riguarda il pensiero che, scegliendolo, non si possano portare in tavola pasti completi.
Spoiler: all’inizio del percorso di alimentazione complementare a richiesta, non lo sono e va bene così.
Il neonato parte assaggiando un fusillo o un pezzettino di broccolo? No, problem!
Per un adulto, un singolo fusillo è poco, su questo non ci sono dubbi. Il neonato, invece, mangiandolo, masticandolo, manipolandolo e magari sperimentando anche i primi GAG Reflex, ha fatto uno sforzo enorme.
Per fare un paragone calzante, rammentiamo che, per lui, l’approccio iniziale con i cibi solidi è come un’ora intensa di palestra per una persona adulta.
Nell’arco di una settimana, il piccolo è in grado di ampliare in maniera sorprendente la sua finestra di sapori.
Nel momento in cui gli assaggi diventeranno consistenti e formeranno un pasto completo, si potrà iniziare a impegnarsi per raggiungere un equilibrio fra i nutrienti offerti.