Introduzione
Il problema delle ragadi al seno è uno dei peggiori incubi delle neo mamme intenzionate ad allattare al seno. Per aiutare a chiarire la situazione, ho preparato il contenuto che puoi leggere nelle prossime righe. Dal momento che è molto lungo, ho realizzato anche un indice. Cliccando sui titoli dei singoli paragrafi, potrai approfondire le tematiche che ti interessano di più.
Come sempre ti auguro una buona lettura e ti invito, in caso di dubbi o domande, a venirmi a trovare su Instagram, spazio social che mi vede quotidianamente attivo con la pubblicazione di contenuti legati all’osteopatia pediatrica e neonatale.
Che cosa sono le ragadi al seno
Cosa sono le ragadi al seno? Come specificato in questo video dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica, le ragadi al seno sono dei piccoli taglietti che insorgono solitamente a livello della punta del capezzolo. Attenzione: quando si parla di ragadi, non si inquadra solo il seno. Immaginiamo, per esempio, le labbra. Quando sono particolarmente secche e screpolate e la loro pelle viene tesa, si tagliano. Alle volte possono anche sanguinare e dare molto fastidio.
Guariscono sempre e non lasciano cicatrici. Il problema è che il seno deve essere continuamente stimolato perché deve nutrire il bambino.

Perché vengono le ragadi al seno
Le ragadi al seno insorgono per tantissimi motivi. Nel 90% dei casi, alla base ci sono problematiche inerenti l’attacco al seno. Le situazioni anomale possono essere varie. Tra queste rientra, per esempio, quella del bambino che prende il capezzolo in punta o che chiude la bocca esercitando una suzione non nutritiva. In questi frangenti, il capezzolo viene stirato e allungato, con conseguenze a dir poco fastidiose per la mamma.
Le ragadi vengono percepite chiaramente in quanto si ha a che fare con poppate o attacchi al seno particolarmente dolorosi. Si tratta di una sensazione molto importante da ascoltare. Ricordo che la ragade si può curare, ma che è molto più facile andare a prevenire la sua formazione (vedremo come nelle prossime righe).

Come si prevengono
Fin dalla nascita del piccolo, è fondamentale curare ogni singolo attacco al seno. Se si partorisce in ospedale o in casa maternità, è basilare approfittare della presenza e della disponibilità delle ostetriche per farsi spiegare nel dettaglio come attaccare il neonato in maniera corretta.
All’inizio dell’esperienza dell’allattamento al seno, il confronto con i professionisti preparati non è prezioso, di più. Partire con il piede giusto, infatti, permette di evitare che le ragadi si presentino.
Come si curano
Come muoversi nel momento in cui le ragadi si sono presentate? Come curarle? Quando ci si accorge di averle, è necessario trattarle tempestivamente. Parliamo infatti di tessuti che fanno male e che vengono sollecitati continuamente dalla suzione del bambino. Prima di tutto, faccio presente che, se si riesce ad attaccare il piccolo in maniera corretta, si possono trattare le ragadi tra una poppata e l’altra.
In che modo? Dal momento che, come precedentemente accennato, si tratta di ferite, è nodale che respirino. Per fare in modo che ciò accada, bisogna stare con il seno scoperto.
Quando il bambino non è attaccato o appena si stacca, è importante spremere qualche goccia di latte materno da spalmare sul seno e da lasciare asciugare all’aria.
Si può anche pensare di ricorrere a prodotti lenitivi in grado di favorire la cicatrizzazione. In questo novero troviamo, per esempio, la tintura madre di calendula. Un consiglio da tenere presente riguarda il fatto di concentrarsi su un prodotto alla volta, valutando se è in grado di apportare o meno dei benefici.

Come trattare le ragadi al seno con l'osteopatia pediatrica
Le ragadi, molto spesso, si creano quando il bambino apre poco la bocca. Di conseguenza tende a prendere il capezzolo in punta, a strizzarlo, a creare dolore e a provocare l’insorgenza della ragade stessa.
Di pari passo alla concretizzazione delle accortezze consigliate dall’ostetrica, è fondamentale una valutazione osteopatica, da richiedere il prima possibile (i primi 10 giorni di vita sono cruciali). Grazie ad essa è possibile, per esempio, capire quanto il bambino apre la bocca e se riesce ad avere una suzione profonda. Di questo, se ne rendono conto facilmente anche le mamme, che provano dolore perché il piccolo stringe il seno.
A questo punto, è naturale chiedersi come avviene una valutazione osteopatica finalizzata a risolvere quelle criticità di suzione che provocano le ragadi al seno. Come ho spiegato nell’articolo che puoi leggere qui, tutto parte dalla conoscenza perfetta della biomeccanica della regione della mandibola, della bocca e del collo.
Partendo da questo prezioso bagaglio di conoscenze, l’osteopata agisce con un approccio prettamente biomeccanico e, massaggiando a livello della muscolatura masticatoria che stringe la bocca, risolve alcune delle conseguenze di un parto difficile o di un malposizionamento nell’utero.
Tornando un attimo al processo di valutazione – che ho illustrato in maniera dettagliata in questo contenuto video del mio canale YouTube – ricordo che, a livello pratico, il bambino viene posizionato supino sul lettino. L’osteopata gli mette il dito in bocca (io preferisco l’indice). Mentre il bambino ciuccia il dito, si valutano diversi parametri. Ecco quali:
- apertura della bocca in una scala da 0 a 10;
- posizionamento del dito a livello del palato: in questo caso si può parlare di posizionamento anteriore, medio-palatale o profondo (più è profondo, migliore sarà l’attacco);
- vigore, ossia la capacità di concretizzare un movimento peristaltico della lingua sul dito che, come già detto, deve essere posizionato profondamente.
Già da questa valutazione iniziale, l’osteopata può avere un quadro a 360° di quello che si troverà davanti nel corso della valutazione più precisa che farà focalizzandosi sui distretti biomeccanici del piccolo. Nel corso di questo secondo processo, viene esaminata, tra le varie cose, la muscolatura masticatoria della bocca che, in caso di contrattura, può diminuire l’apertura.
Quanto ci mettono a guarire?
Rispondere a questa domanda non è semplice. Ricordiamo, infatti, che si parla sempre di ferite. Dipende quindi dall’entità della ferita, da come il bambino si attacca al seno e dalle peculiarità del tessuto. Ci sono donne che cicatrizzano molto facilmente, motivo per cui in 24/48 ore le ragadi spariscono – ovviamente è necessario agire anche sulle cause – e donne le cui ragadi durano anche per qualche giorno/settimana.
Essenziale è capire quali sono le principali accortezze da avere in modo da riuscire, nel tempo di guarigione, a continuare ad allattare.
Crema per le ragadi al seno: è utile?
Dipende dal tipo di prodotto di cui si parla. In commercio troviamo tantissime soluzioni. Ci sono sostanze che aiutano di più alcune donne e alcuni seni e altre che, invece, non risultano efficaci.
Come accennato nelle righe precedenti, l’approccio giusto è quello che prevede il ricorso a poche sostanze da provare una per volta, così da capire l’alternativa che, nel proprio caso specifico, funziona meglio.
Servono davvero i paracapezzoli d'argento?
Negli ultimi anni, assistiamo spesso all’utilizzo dei paracapezzoli d’argento. Il contatto del suddetto metallo con la pelle del capezzolo non ha effetti positivi confermati da studi scientifici. Su alcune donne può avere un’efficacia cicatrizzante.
Fondamentalmente, però, è ricordare che tenere il paracapezzolo d’argento sempre a contatto con il seno impedisce a quest’ultimo di respirare.
Se, come già specificato, le ragadi sono ferite e hanno bisogno di respirare, il paracapezzolo d’argento potrebbe non essere affatto utile.