Rottura delle acque: cosa fare e come capire se è avvenuta

Indice

Introduzione

Rottura delle acque: ecco un tema di grande importanza per qualsiasi mamma in dolce attesa. Cosa vuol dire rottura delle membrane? Come accorgersi che è avvenuta? Come capire che si è rotto il sacco amniotico anche se non si hanno contrazioni? Ecco alcune domande che sono quotidianità per la vita delle future mamme e alle quali risponderò in questo articolo.

Come sempre, ho realizzato anche un indice. Grazie ad esso potrai, nel caso in cui dovesse interessarti solo una determinata parte dell’articolo, approfondirne il contenuto semplicemente cliccando sul paragrafo corrispondente.

Adesso non mi resta che augurarti una buona lettura e invitarti, qualora una volta completato l’articolo dovessi avere ancora delle domande, a contattarmi su Instagram. Su questo spazio social potrai trovare tantissimi contenuti sull’osteopatia pediatrica e neonatale e, se vorrai, scrivermi in direct o nei commenti. Sarò felice di risponderti il prima possibile!

Cosa si intende per rottura delle acque

Come specificato in questo video dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica, parlare di rottura delle acque è improprio. Sono infatti le membrane ad andare incontro a rottura. Quando è nell’utero, il bambino è racchiuso da due membrane molto sottili, l’amnios e il corion, che servono a mantenere il liquido amniotico. Le funzioni del liquido amniotico sono fondamentali. La sua presenza e il suo essere un contesto isolato rispetto al resto del corpo permette infatti al piccolo di crescere senza il pericolo di infezioni.

A fine gravidanza, può capitare che le membrane si rompano. Può succedere in due modi. Ecco quali:

  • il primo, entrato nell’immaginario collettivo anche grazie alla cinematografia, è la classica cascata, quella che le future mamme hanno paura possa presentarsi in situazioni non opportune, per esempio mentre si trovano al supermercato a fare la spesa;
  • il secondo, più frequente, è la rottura alta. La donna vede quindi il liquido amniotico gocciolare passando tra le membrane e la parete dell’utero. Il suo percorso si conclude scivolando verso la cervice e, infine, uscendo dall’orifizio vaginale.

Come è chiaro, nel secondo caso non si ha un grande flusso. La futura mamma, semplicemente, si sente un po’ umida.

donna incinta in attesa di rottura delle acque

Cosa fare quando si ha il dubbio di aver rotto il sacco a fine gravidanza

In questi frangenti, la prima cosa da fare è non perdere la calma. Successivamente, bisogna lavarsi, cambiarsi e indossare un assorbente esterno di dimensioni importanti, meglio se in cotone e traspirante. Lo si lascia lì e ci si dedica alle normali attività quotidiane. Trascorsi circa 30 minuti, si osserva la situazione dell’assorbente. Nel caso in cui appare intriso, verosimilmente si sarà rotto il sacco amniotico.

Cosa fare quando si rompe il sacco amniotico

La risposta a questa domanda dipende innanzitutto da un fattore, ossia la settimana di gravidanza. Se non è stato ancora raggiunto il termine, ossia le 38 settimane, ha senso andare a fare una visita o un consulto non appena ci si rende conto che il sacco amniotico è rotto. Fondamentale è che il suddetto controllo venga effettuato nel luogo scelto per il parto.

Cosa fare, invece, se la rottura avviene dopo le 38 settimane? In questo caso, non bisogna assolutamente correre in ospedale. Soprattutto e si è fuori travaglio, bisogna innanzitutto controllare l’orologio. Se possibile, è bene avere una stima spannometrica dell’ora di rottura del sacco.

Essenziale è anche controllare il liquido amniotico, che deve essere trasparente. Se lo si vede così – e con un odore particolare la cui diversità rispetto all’urina si nota subito – vuol dire che va tutto bene. In questo lasso di tempo, è bene ascoltare il proprio corpo con molta attenzione. Il motivo è legato al fatto che, nella maggior parte dei casi, a 24 ore dalla rottura del sacco prende il travaglio spontaneo.

La futura mamma si può quindi concedere del tempo a casa per favorire l’avvio del travaglio in maniera spontanea. Per ottenere questo risultato, è importante mettere da parte tutte quelle attività che provocano attivazioni corticali – per intenderci, bisogna spegnere il telefono – e concentrarsi su quelle che, invece, accendono la parte sinistra, ossia quella che consente di dare spazio a una percezione profonda del corpo e, di conseguenza, all’ascolto del bambino in arrivo.

Spazio quindi ad attività rilassanti, che fanno stare bene. Coccole con il proprio compagno e futuro papà, un massaggio, bere qualcosa che si ama: sono tante le alternative da chiamare in causa quando ci si chiede come trascorrere il tempo tra la rottura del sacco amniotico e l’inizio del travaglio spontaneo.

Attenzione: quanto appena descritto può essere preso in considerazione in assenza di contrazioni, con il liquido amniotico trasparente, la temperatura normale e il tampone per lo streptococco, che si effettua nel corso delle ultime settimane di gravidanza, rigorosamente negativo. Cosa fare, invece, nei casi in cui il tampone per la rilevazione dello streptococco ha dato un risultato positivo? Semplicemente recarsi un po’ prima in ospedale o nel luogo scelto per partorire.

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