Tutte le mamme possono allattare?

Tutte le mamme possono allattare?

  1. INTRODUZIONE
  2. COME FUNZIONA LA FISIOLOGIA DELLA LATTAZIONE?
  3. COME FAVORIRE LA PRODUZIONE DI LATTE DAL SENO
  4. I VANTAGGI DELL’OSTEOPATIA NEONATALE PER L’ALLATTAMENTO AL SENO

Introduzione

“Dottoressa, ma tutte le mamme possono allattare?”: questa domanda mi viene posta molto spesso dalle donne in gravidanza che incontro in consulenza e che si vogliono approcciare allo straordinario mondo dell’allattamento al seno.

Per chiarire tutti i dubbi in merito, ho preparato questo contenuto che, come puoi vedere, è preceduto da un indice.

L’ho inserito per permetterti, se vorrai, di approfondire le varie sfaccettature del tema cliccando sui titoli dei paragrafi corrispondenti.

Se, invece, ti interessa uno sguardo più approfondito sull’allattamento al seno, ti invito a scoprire il mio videocorso “Al profumo di latte”, accessibile tramite il pulsante alla fine del paragrafo.

Per contenuti ricchi di dritte professionali utili allo sviluppo del tuo piccolo, puoi fare un giro sul profilo Instagram @drsilva.com_official.

Come funziona la fisiologia della lattazione?

Per rispondere alla domanda “Tutte le mamme possono allattare?”, è necessario partire alla scoperta di quel processo fisiologico che si concretizza sempre dopo la nascita di cucciolo e placenta, a prescindere che il parto sia stato naturale, con taglio cesareo o vaginale.

Per comprenderne a pieno il fascino, è opportuno fare un piccolo salto indietro nel tempo e arrivare ai primi momenti del viaggio della gravidanza.

Le ghiandole mammarie sono tra le primissime parti del corpo a rispondere ai mutamenti ormonali che caratterizzano l’inizio della dolce attesa.

Tutte noi conosciamo una o più donne che si sono accorte di aspettare un bimbo prima di vedere le lineette del test di gravidanza positivo ma notando un turgore accentuato al seno.

Durante le settimane di dolce attesa, il seno materno non produce latte.

Come mai? Per via della presenza della placenta. 

Organo temporaneo che, a ragione, si può definire portentoso, è decisiva non solo ai fini della nutrizione del piccolo, ma anche per quanto riguarda la sintesi di ormoni come il progesterone, che inibiscono la produzione di latte.

Con il secondamento, ossia la nascita della placenta, il blocco appena descritto si interrompe.

Il seno, di riflesso, inizia a rispondere a quel fisiologico meccanismo neuroendocrino che è la base della produzione di latte.

La risposta è quindi affermativa: tutte le mamme possono allattare e tutte le mamme hanno il latte.

Tornando con il focus sui momenti immediatamente successivi alla nascita, ricordiamo che, tramite la suzione del capezzolo, il piccolo può entrare in contatto con il colostro.

All’inizio, questo preziosissimo liquido esce in quantità minime.

Tutto normale: molto piccolo, infatti, è lo stomaco del neonato.

Per amor di precisione, ricordo che quanto appena descritto è la causa del calo di peso fisiologico che si riscontra dopo la nascita.

Passati circa 3 – 4 giorni dalla nascita, avviene il passaggio da colostro a latte di transizione.

In un paio di settimane, invece, si può apprezzare il completamento della formazione del latte maturo.

Le tempistiche appena specificate sono riferimenti di massima.

La situazione può cambiare da mamma a mamma e sono davvero molto rari i casi in cui il ritardo nell’arrivo del latte maturo rappresenta un effettivo impedimento all’allattamento al seno.

Il processo fisiologico della lattazione, come già detto, si concretizza in tutte le donne.

Perché la produzione di latte aumenti, è opportuno considerare anche altri aspetti.

Vediamo quali nel prossimo paragrafo.

tutte le mamme possono allattare

Come favorire la produzione di latte dal seno

Abbiamo chiarito che tutte le mamme possono allattare.

A sottolinearlo ci ha pensato, poco più di dieci anni fa, la consulente IBCLC ed educatrice perinatale Paola Negri con il libro dal titolo Tutte le Mamme Hanno il Latte (sì, non è stato messo il punto interrogativo).

Si tratta di un testo dedicato non solo alle famiglie, ma anche a operatori sanitari, educatori, medici e altre figure professionali che, a diversi livelli, si occupano del mondo della prima infanzia.

Tra gli aspetti che vengono approfonditi rientrano i fattori che, nel tempo, hanno portato a una drastica riduzione dell’allattamento al seno.

Giusto per dare qualche numero in merito ricordo che, in Italia, sono meno del 50% le neo mamme che lo portano avanti dopo i 3 mesi del loro cucciolo.

Come sopra accennato, il processo della lattazione deve essere supportato con alcune pratiche che fanno la differenza.

Tra queste è possibile citare il pelle a pelle tra mamma e neonato – skin to skin – da far partire il prima possibile.

Come è possibile leggere in questo articolo risalente al 2019 e firmato da esperti di alcune realtà accademiche svedesi, tra cui il Karolinska Institutet di Stoccolma, la scienza è riuscita a dimostrare da tempo che il contatto pelle a pelle favorisce sia l’avvio dell’allattamento al seno, sia il proseguimento di quello esclusivo.

Tra le testimonianze scientifiche citate nell’articolo, è possibile chiamare in causa questo studio, pubblicato nel 2010 e condotto da un team della Loma Linda University (California).

Si tratta di uno studio prospettico di coorte che si basa sui dati raccolti presso 19 ospedali.

Il lavoro scientifico in questione ha messo in evidenza una correlazione tra lo skin to skin precoce – prime 3 ore dopo la nascita – e l’allattamento al seno esclusivo nel corso della degenza ospedaliera.

Oltre allo skin to skin, esistono anche altri fattori che fanno la differenza quando si tratta di ottimizzare i meccanismi neuroendocrini che supportano la produzione di latte materno.

Cruciale a tal proposito è che lo spazio dove si trova la mamma sia intimo, accogliente, non giudicante.

Sì, tutte le mamme possono allattare.

Sono estremamente rare le eccezioni e tra queste è possibile menzionare la sindrome di Sheehan, una necrosi ipofisaria ischemica provocata da un’ingente emorragia durante il parto.

Se il quadro è fisiologico, è essenziale curare nell’immediato svariati aspetti.

Oltre a quelli appena menzionati, è doveroso citare la correzione di eventuali criticità nella suzione.

I vantaggi dell'osteopatia neonatale per l'allattamento al seno

Chiarito definitivamente il fatto che tutte le mamme possono allattare e hanno latte, è bene rammentare che, in alcuni casi, possono effettivamente presentarsi delle criticità nella suzione.

Come sottolinea il Dottor Matteo Silva in questo video, a causa di evenienze quali il mal posizionamento in utero o l’utilizzo della ventosa durante il parto, il cucciolo può presentare delle contratture al collo o alla mandibola e fare fatica nell’attaccarsi al capezzolo. 

Nei casi in cui riesce ad attaccarsi, può provocare, strizzando il capezzolo, un fastidioso dolore alla mamma.

Se, osservando il proprio bimbo nei primissimi giorni i vita, non si dovessero notare i segnali di suzione nutritiva che ho elencato in questo articolo, è opportuno chiamare subito un osteopata neonatale.

Questo professionista, previa valutazione della qualità della suzione, interviene con massaggi specifici per risolvere il suddetto quadro di contrattura.

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