Introduzione
Quando si parla delle domande che affollano la mente delle future mamme, un doveroso cenno va dedicato al parto indotto. Cos’è? Quando si esegue? Come viene indotto il travaglio e quali sono i rischi della procedura? A questi preziosi interrogativi, risponderò nel corso dell’articolo che puoi leggere nelle prossime righe.
Come sempre, con lo scopo di rendere la lettura del contenuto più agevole, ho preparato un indice. Se ti interessa un argomento, non devi fare altro che cliccare sul titolo del paragrafo corrispondente.
Ti auguro una buona lettura! Nel caso in cui dovessi avere dei dubbi o delle domande, ti invito a venirmi a trovare sul mio profilo Instagram, dove pubblico quotidianamente contenuti dedicati all’osteopatia neonatale.
Cos'è il parto indotto?
Partiamo dalle basi, cercando di capire cos’è il parto indotto. Come spiegato dalla Dottoressa Maria Chiara Alvisi, ostetrica, in questo video, il parto indotto è l’evenienza in cui mamma e bambino non iniziano spontaneamente a travagliare, ma intervengono dei fattori esogeni, ossia farmaci e/o metodi meccanici, che portano all’avvio delle onde dell’utero.

Quando si esegue l'induzione?
Questa domanda è a dir poco interessante. Sappiamo bene, infatti, che per mettere mano a quel perfetto equilibrio che è la nascita, devono esserci delle motivazioni ben precise.
L’indicazione più frequente che porta all’induzione del travaglio di parto è quella della futura mamma che viaggia verso l’oltre termine di gravidanza.
Attenzione: con “oltre termine” non si intende 40 settimane più un giorno. Nel momento in cui dalla data presunta passano due settimane, l’espressione sopra menzionata ha senso.
Qualche giorno prima, l’ospedale inizia a proporre alla futura mamma, per discuterne assieme, la possibilità di procedere con un’induzione. La tempistica che ci si dà per parlare di induzione, varia molto le chance di iniziare a travagliare in maniera spontanea.
C’è molta differenza tra una struttura ospedaliera che induce a 41 + 3, a 41 + 4 piuttosto che a 41 + 5 per quanto riguarda il rischio di ricevere un’induzione piuttosto che di iniziare il travaglio in maniera spontanea.
Proseguendo con le indicazioni che possono portare a scegliere l’induzione del travaglio di parto, ricordiamo il caso delle future mamme con quadri clinici all’insegna della patologia. Rientrano sotto a questo capello le situazioni delle donne in gravidanza con diagnosi di diabete gestazionale o di ipertensione arteriosa.
Da non dimenticare è altresì il caso del bambino con delle problematiche che portano il personale medico e ostetrico a decidere di anticipare il travaglio di parto con un’induzione. Ci deve essere un’indicazione clinica molto precisa che vede i benefici battere i rischi sia per la mamma, sia per il suo cucciolo.

Controindicazioni
Ci sono controindicazioni all’induzione del travaglio di parto? La risposta è affermativa.
Tra le principali situazioni in cui alla donna non è raccomandato il ricorso all’induzione rientra la storia clinica caratterizzata da un taglio cesareo. Il cosiddetto VBAC (Vaginal Birth After Cesarean Section) è possibile, ma è bene che sia un travaglio che insorge spontaneamente. Meno si va a stimolare l’utero, meglio è.
Come ci si prepara all'induzione
L’induzione del travaglio di parto avviene in ambito ospedaliero. Ecco perché bisogna prepararsi a passare anche diversi giorni in corsia. Il consiglio della nostra Maria Chiara è di fare tutto ciò che si farebbe a casa per stimolare l’inizio del travaglio. Ciò significa spegnere tutti gli elementi disturbanti – in ospedale è difficile, ma ci si può lavorare – e accendere tutti quei canali di connessione che aiutano a entrare in contatto con il cucciolo in arrivo.
Via gli stimoli adrenalinici e spazio, invece, a quelli positivi. Non importa che si parli di lettura, di musica, di meditazione: quello che conta è fare qualcosa che aiuti a stare bene.
Metodi
Sono diversi i metodi per stimolare il travaglio e quindi l’attività contrattile e si suddividono in farmacologici, non farmacologici e meccanici.
Metodi farmacologici
- Prostaglandine sintetiche: sono dei farmaci che vengono somministrati o per via vaginale o per via orale e simulano l’azione delle prostaglandine che naturalmente il nostro corpo produce in fase di avvio del travaglio, ovvero stimolare l’insorgenza dell’attività contrattile.
Nodale è sottolineare che le prostaglandine non fanno partire il travaglio vero e proprio, ma preparano il corpo.
Queste molecole, prodotte naturalmente dall’organismo umano e classificabili dal punto di vista chimico come acidi ciclopentanoici derivati dall’acido arachidonico, sono contenute anche nel seme maschile.
Ecco perché, quando ci si avvicina al termine gravidanza, ci si sente consigliare spesso di avere rapporti completi. In questo modo si diminuisce la probabilità di ricorso all’induzione e si aumenta quella dell’inizio di un travaglio spontaneo.
- Ossitocina: è un farmaco che viene somministrato per via endovenosa e anche in questo caso simula l’azione dell’ossitocina naturale, ovvero far sopraggiungere o regolarizzare l’attività contrattile uterina.
Metodi non farmacologici
- Scollamento delle membrane: in questo caso, non si può considerare un vero e proprio metodo di induzione, in quanto non sempre la manovra va a buon fine.
Consiste nell’esecuzione di una visita ostetrica vaginale, un po’ più fastidiosa del normale, che ha lo scopo appunto di scollare le membrane amniotiche dalle pareti uterine, in modo tale da attivare le prostaglandine e far subentrare l’attività contrattile uterina.
Dopo lo scollamento, è possibile che si verifichino delle perdite muco ematiche, anche di colore rosso vivo, che se non sono quantitativamente a carattere mestruale, non devono destare preoccupazioni.
- Amnioressi: è la rottura artificiale del sacco amniotico.
Si esegue anche in questo caso durante una visita ostetrica vaginale e, utilizzando un dispositivo apposito, chiamato amniotomo, si va a rompere artificialmente il sacco amniotico, ottenendo la conseguente fuoriuscita di liquido.
La rottura del sacco può portare ad un aumento della produzione di prostaglandine e quindi all’insorgenza o regolarizzazione dell’attività contrattile uterina. Durante e dopo la manovra, è necessario effettuare il controllo del benessere fetale, tramite cardiotocografia, per registrare eventuali variazioni del battito cardiaco fetale.
Metodi meccanici
- Cateteri trans- cervicali: foley e doppio palloncino.
Entrambi i tipi di cateteri hanno la funzione di dilatare e far maturare il collo dell’utero meccanicamente, ovvero senza l’utilizzo dei farmaci.
In generale, vengono utilizzati quando il collo dell’utero non è ancora sufficientemente modificato per utilizzare altre metodiche, oppure quando l’uso delle prostaglandine non è indicato.
Utilizzando uno speculum per visualizzare il collo dell’utero, il catetere viene posizionato all’interno del canale cervicale dove verrà gonfiato il palloncino di cui è provvisto.
Questo aiuterà la maturazione e quindi la dilatazione del collo dell’utero.
Potrebbero subentrare delle contrazioni uterine non appena inserito, ma lo scopo dei dispositivi meccanici non è tanto quella di indurre il travaglio vero e proprio, ma di stimolare meccanicamente la maturazione cervicale.
Anche in questo caso, prima e dopo la manovra è importante monitorare il benessere fetale tramite tracciato cardiotocografico.
Durata dell'induzione e del parto indotto
Dobbiamo immaginare che l’induzione non ha effetto immediato.
A volte, infatti, il corpo della mamma e il bambino non sono ancora pronti, motivo per cui è necessario ripetere anche diverse volte i cicli con alcuni dei metodi sopra citati.
Può succedere che una futura mamma si trovi ad attendere uno, due o anche più giorni prima di veder iniziare il travaglio dopo l’induzione.
Si tratta del già citato tempo di pre induzione che può rivelarsi un po’ faticoso. La donna si trova infatti in ospedale, senza il compagno vicino e con diverse limitazioni. Nel momento in cui inizia il travaglio, si può avere a che fare con diverse situazioni.
Si possono apprezzare tempi molto lunghi, ma anche travagli che, una volta partiti, viaggiano estremamente spediti anche quando sono indotti.
Le tempistiche sono molto diverse e dipendono da come è messo il corpo, ma anche dalla posizione del bambino in utero (quanto preme, qual è il suo posizionamento etc.).

Rischi
Il principale rischio connesso al parto indotto è la necessità di dover procedere alla somministrazione di farmaci. In molti casi, si alza il rischio di somministrazione di ossitocina per endovena.
Con un’induzione di travaglio di parto, è altresì più facile che si proceda alla richiesta di analgesia epidurale.
Inoltre, nel momento in cui si ricorre a un’induzione, è più frequente la percentuale di parti operativi, richiedenti quindi delle manovre aventi il fine di facilitare la nascita. Ricordiamo, infine, l’aumento del rischio di andare incontro a taglio cesareo.
Ciò conferma l’importanza di discutere bene con i professionisti a cui si affida la gravidanza per valutare la presenza delle indicazioni necessarie per il ricorso all’induzione.